Ogni tanto mi capita di rileggere cose che ho scritto tempo fa e di dire... "ma davvero l'ho scritta io sta roba?" rimanendo alcune volte piacevolmente soddisfatto (di solito la sensazione è la seguente... "bella cagata!!!" :)).
Mi è successo qualche giorno fa mentre spulciavo tra le poesie che ho inserito nel sito ed ho riletto questa "Ammissione parziale" che non ricordavo affatto. Mi riprometto di pubblicarla nella prossima raccolta. Forse ancora un po' grezza e datata (nel senso che c'è stata un'evoluzione negli ultimi anni) ma la trovo di forte impatto tuttora. Vi lascio alla lettura... spero vi piaccia e soprattutto vi stimoli un qualcosa... una qualsiasi cosa!
That's all folks!
Ammissione parziale
Ammettere a questo mondo
equivale a perdere!
Annettere, espandendosi
mentalmente, le idee degli altri,
farle proprie e distruggerle dalla
mente dei legittimi "creatori"
è cosa lecita!
Passare sui propri difetti e vizi
è cosa naturale
per puntare la luce indagatoria
dell'anima
contro chi si vuole scalzare,
distruggere,
spodestare!
Essere ciò che si vorrebbe e che non si è!
Essere abominevole che si aggira
tra di noi con fare lucente,
splendente, simile a diavoli caduti,
esseri di spirito ricoperti dall'afflato
del creatore, espiranti dolce calore
tentante e disturbante l'umano intelletto.
Ipnotizzano con lente parole dalle sembianze
"umane"
le nostre orecchie troppo sorde alle grida insistenti
e perforanti della nostra "ragione"!
Ci convincono di questo!
Ci parlano di altro!
Tergiversano, trastullandoci, sui veri significati
della vita
e ci riempiono di vacue notizie
buone per l'evacuazione intestinale!
Solitamente soli in mezzo agli zombie
del nuovo secolo.
Chi sopravvive all'attacco nocivo
di ste parole venefiche, mefitiche, a volte etiliche
viene preso dal vortice della pazzia
e dallo spettro della solitudine
acquisendone gli inequivocabili tratti somatici.
Trasformati in animali da soma per i bagagli
ingombranti degli esseri bigotti che ci tengono al morso!
Soggetti ad una metamorfosi in cui
non siamo altro che mosche costrette
a gravitare sulle loro "defecazioni"!
Feticisti del guano altrui!
Galline strafottenti covano uova di oro nero
senza catalizzatori di sorta
inquinando le nostre menti,
favorendo lo sfruttamento esterno,
privandoci della scintilla che genera l'idea!
Sottraendoci il beneplacito del dubbio.
Pianto amaro del nomade solitario nel deserto.
lunedì 15 giugno 2009
Direttamente dal 2004
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Petrivelli,
Poesia
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