giovedì 28 gennaio 2010

Ci si trascina... e continua a trascinarsi

Oggi è il turno di una vecchia poesia ormai datata settembre 2003 ed ispirata ad un ricordo fisico che passava sulla portuense e si trascinava via lentamente... lentamente... Questa è la sua ballata. Buona lettura!
That's all FOLKS!!!

La ballata trascinata di un ricordo

Da solo nel suo nulla egli vaga.
Da solo: stanco e allontanato.
Il ricordo che ritorna:
forse è lui che mi cammina davanti adesso.
Si trascina lungo una strada brulla e brutta.
Strada divelta dalle indecisioni che accompagnano codesto ricordo.
Lui sfila di fronte ai miei occhi increduli e impassibili.
Mi passa affianco con un indifferenza emotiva tale
che non posso fare a meno di guardare
il sacco grosso e pesante
delle intemperie celebrali che si porta dietro.
Non agisco perché la sua flemma incanta.
Non reagisco alla sua calma con un cenno di aiuto:
resto indifferente anch'io.
Indifferenza che mi coinvolge nel suo pensiero.
Mi chiedo cosa possa avere di così pesante in testa
che lo costringe a muoversi così lentamente.
Cosa può essergli accaduto da ridurlo in uno stato
di stasi così comatosa.
Non riesco ad intuire i suoi vaneggiamenti muti.
Le sue silenziose prediche e il suo allontanarsi così sordo.
Il suo muto camminare che non emette alcun suono.
Neanche il minimo.
Lui nella nebbia che si perde.
Lui che nelle folate bianche
di una notte troppo bianca
si confonde risultando fin troppo evidente ai miei occhi.
Tocca terra con la sua barba irsuta ed incolta.
Tocco terra con i miei pensieri:
la stessa terra su cui lui struscia con le suole delle sue scarpe
consunte da un tempo veloce.
Fa attrito con un asfalto che troppe volte lo ha accolto
ma che non gli ha mai dimostrato il suo amore.
Troppo veloce è il mezzo con cui mi avvio a lasciare
codesta figura
che nel buio di una notte biancastra si perde
nelle vallate di una strada che porta al mare.
Accantonando il suo corpo in un angolo
abbandonandosi a terra su di un cartone mollo
pensa al nulla che lo circonda.
Da solo nel suo nulla vaga.
Da solo nel suo nulla più non spera.
Da solo nel suo nulla vuole essere dimenticato
come l'eco di un ricordo ormai da tempo cancellato
e che in me ora è riaffiorato, rifiorito
e allo stesso tempo di nuovo appassito
dal suo lento andare.
È un ultimo flashback su di una vita
che cammina sul ciglio di una strada gelida
fregandosene delle macchine che sfrecciandogli vicino
minacciano la vita stessa che lui ha rifiutato
o che è stato costretto a rifiutare.
Passo affaticato da bevitore incallito
e il suo pensiero felice per una buonanotte fatta di incubi
è un consiglio ad usare la testa.
Lui che da tempo vaga sempre nel suo nulla
e su strade che non rappresentano altro che un percorso
dona ad alcuni attimi del suo nulla
chiedendo in cambia un pensiero superficiale
che sgomberi la mente dal terrore della normalità.
Barba e capelli sporchi.
Vaga nel "tuo" nulla
e dal "tuo" nulla lancia un grido d'allarme
per destare la tua lentezza
e trasformarla in forza.
Lento è il suo andare
e nel suo flemmatico movimento
esce rapido dalla tua esistenza
pronto a riaffiorare
in momenti di piatta e frenetica calma
che tutto accompagna e che tutto spezza
in un clangore afono e distorto
che fa tremare una terra brulla
dove non si avvertono onde sonore alcune.

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